venerdì 20 settembre 2019

LA STRADA, LA LOTTA, L’AMORE


LA STRADA, LA LOTTA, L’AMORE



Torre del Castello dei Vescovi di Luni

Castelnuovo Magra (21 settembre 2019)




Sabato 21 luglio 2019 alle ore 17.30 a Castelnuovo Magra (SP) ci sarà l’incontro incontro con il pubblico di una delle più grandi fotografe internazionali: Letizia Battaglia. L’iniziativa si inserisce all'interno della mostra "La strada, la lotta, l'amore" (Torre del Castello dei Vescovi di Luni, 13 luglio-13 ottobre) che per la prima volta mette insieme le fotografie di tre dei principali fotografi italiani: Letizia Battaglia, Tano D'Amico e Uliano Lucas. Letizia Battaglia sarà intervistata da Elena Nieddu, giornalista del Secolo XIX. Dopo l'incontro sarà possibile farsi autografare il catalogo della mostra. Per l’occasione la mostra sarà visitabile con orario continuato (10.30-21.30), sarà pi possibile visitarla fino al 13 ottobre nel fine settimana dalle 10.30-12-30 e dalle 15.30 fino alle 19.30.

Letizia Battaglia, nata a Palermo nel 1935, è una fotoreporter che gode di numerosi riconoscimenti internazionali: è stata la prima donna europea a ricevere il Premio Eugene Smith. Le sue foto più famose sono quelle scattate per il giornale «L’Ora» di Palermo, con le quali ha documentato e denunciato le guerre di mafia degli anni Settanta e Ottanta. Le sue immagini riguardano però un più ampio ventaglio di temi, inerenti la vita siciliana e palermitana: le tradizioni, la vita quotidiana, le feste e i lutti, i volti del potere e gli sguardi pieni di speranza dei bambini e delle donne, in una città dalle mille contraddizioni. In questi ultimi anni, Letizia Battaglia sta riscuotendo un successo straordinario a livello internazionale diventando una artista di culto anche per molti giovani e giovanissimi, al punto che a 84 anni è contesa nei principali musei contemporanei e negli spazi espositivi più importanti in giro per il mondo. In queste ultime settimane è stata sotto i riflettori per la sua partecipazione con protagonita nell’ultimo film di Franco Maresco “La Mafia non è più quella di una volta”, che ha vinto il premio speciale della giuria alla  76/a Mostra del cinema di Venezia. Questa partecipazione è anche il riconoscimento al coraggio di una militanza antimafia che ha sempre esibito, anche in tempi molto difficili per la sua amata Sicilia



Alcune foto celebri



[foto omicidio Piersanti Mattarella]


«Prendiamo una fotografia di Letizia Battaglia. Via Libertà, a Palermo, 6 gennaio 1980. Sembrava un incidente stradale, no, avevano sparato al presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella. Letizia e il suo compagno Franco Zecchin cominciano a scattare, sconvolti, lui da fuori, lei infila la fotocamera nel finestrino. In quel momento, un uomo raccoglie il corpo dell’assassinato come in una Pietà. Si chiama Sergio, è suo fratello, oggi è presidente della Repubblica, e il ricordo di Letizia è questo: “allora c’era tanto dolore, oggi in quella foto c’è una speranza: di un presidente che ha vissuto quel momento ci si può fidare”».

(dall’introduzione di Michele Smargiassi al catalogo Letizia Battaglia, Tano D'Amico, Uliano Lucas La strada, la lotta, l’amore, a cura di Archivi della Resistenza, Edizioni ETS, pp. 5-6)



[foto bambina con il pallone]  


Tu hai detto: «la fotografia è la storia di un incontro, nelle bambine rivedo anche me stessa bambina». Parliamo di una foto più lieta della precedente: la foto della bambina col pallone.


Ero con due fotografi, Franco Zecchin e Ernesto Bazan, eravamo seduti in una specie di taverna e vedo da lontano tre o quattro bambini e non so perché mi alzo di corsa e vado loro incontro, sei, sette scatti, li fotografo. Poi questa bambina, tutto avviene in 30 secondi: la spingo contro il muro e lei mi guarda ipnotizzata, alza il braccio e aveva mille lire nella mano. Io cerco sempre di rivedere quelli che ho fotografato ma, dopo trentotto anni dallo scatto, lei non ero riuscita a trovarla. Ero andata a casa, mostravo la foto, ma nessuno sembrava ricordare lei bambina, nemmeno i vecchi la ricordavano.

Un giorno, parlando con Dacia Maraini, le ho raccontato che la sto cercando con grande timore, perché era la foto che ho avuto accanto per tutti questi anni, mi aveva accompagnata nelle denunce, nei morti ammazzati; la bambina, con quegli occhi così gravi, era la mia speranza. Dacia contattò una sua amica che lavorava alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”. Fecero questo annuncio in TV, si presentano due donne, ma non sono loro. Dopodiché finalmente arriva lei. Io prima di incontrarla mi dico: «Chi mi si presenta? Una strega, una trafficante di droga?». Poi arriva lei, una donna meravigliosa, alta, elegantissima nella sua semplicità, bella, buona quando l’abbraccio. Sono stata felice perché aveva sposato un poliziotto, suo figlio è un poliziotto e rapper che canta a Milano. Per cui la mia bambina non mi aveva tradito, non so forse dico delle sciocchezze, ma io ho sentito che tutto era andato bene. Quella bambina, che era stata per me un po’ un riferimento di qualcosa che avevo dentro, era diventata una donna così bella e così buona, ecco non mi aveva tradito. Nel tempo ho incontrato persone che sono diventate poi altro, però questa donna mi ha reso felice, perché è la mia foto più famosa, più conosciuta e bella anche. Ci sono anche le cose belle, assolutamente ho passato più cose belle che brutte nella mia vita, altrimenti mi sentirei un poco di avere fallito. Ho cose meravigliose da raccontare, ma non ve le racconto!

(dall’intervista a Letizia Battaglia Io cerco la bambina che è in me nel catalogo Letizia Battaglia, Tano D’Amico, Uliano Lucas La strada, la lotta, l’amore, a cura di Archivi della Resistenza, Edizioni ETS, p..43-44)

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Notizie sulla mostra



L’esposizione, che sta già riscuotendo grande interesse a livello nazionale, si inserisce nel ricco calendario di mostre, organizzate dal Comune di Castelnuovo Magra e dall’Assessorato alla Cultura, presso la Torre del Castello dei Vescovi di Luni, che, negli ultimi anni – grazie alle fortunate mostre di Erwitt, McCurry, Tano D’Amico, Mario Dondero e Bruce Chatwin, Vivian Maier e, da quest’anno, Pepi Merisio – si è andata affermando come un importante luogo espositivo per la fotografia e non solo, al punto che anche alcuni dei principali critici fotografici nazionali iniziano a guardare a questo spazio con vivo interesse (particolarmente significativo un articolo su «Repubblica» di Michele Smargiassi in cui si raccontano le mostre in Torre come esempio virtuoso del proporre spazi espositivi audaci e inediti).

L’allestimento di quest’anno è dedicato a tre grandi nomi della fotografia italiana, tre dei principali fotografi italiani viventi, riconosciuti a livello internazionale, i quali con la loro opera ci raccontano anche un pezzo di storia italiana (e non solo italiana): dalla stagione della contestazione studentesca, fino ai nostri giorni, in una sorta di autobiografia della nazione, composta da chi sa guardare alla società italiana con occhi aperti, con curiosità antropologica, senza negare le contraddizioni ma sapendo anche cogliere l’umanità latente.

L’allestimento è a cura dell’associazione Archivi della Resistenza di Fosdinovo (MS), che è il gestore del vicino Museo Audiovisivo della Resistenza, anch’esso uno dei partner del progetto. Gli Archivi della Resistenza hanno pensato a questa nuova avventura dopo il grande successo delle mostre curate per il comune: Tano D’Amico “La lotta delle donne” del 2017 e “ L’autre Vivian. L’altra Vivian Maier” del 2018, in collaborazione con Roberto Carlone, Caterina Cavallari e l’associazione francese “Vivian Maier et le Champsaur”.



Ai tre fotografi è stato proposto di esporre venti foto ciascuno: gli spazi angusti e insieme bellissimi della Torre non consentono un corpus superiore anche se verrà ripetuta l’esperienza delle gigantografie installate lungo le vie del borgo, come era già accaduto per la Maier, trasformando così il paese in una mostra a cielo aperto. È stato chiesto loro di partire dal tema: “La strada, la lotta, l’amore”, che è subito piaciuto molto e così tutti e tre hanno accettato la sfida e si sono messi in gioco. Battaglia, D’amico e Lucas si sono affermati come tre dei principali fotoreporter italiani e il loro lavoro si configura come quello che nel gergo degli addetti ai lavori è detto un “fotografo di strada” o un “stradale”. Questa definizione è stata spesso rivendicata da loro stessi, non tanto perché il loro lavoro si esaurisca nella necessità della cronaca, quanto perché stare sulla strada significa saper cogliere la società in trasformazione, essere aperti agli incontri, alle infinite possibilità di relazione che la strada ti offre. La strada è luogo vituperato e insieme idolatrato, strada come opportunità e crescita, la lolliana “strada dei sogni” degli anni d’oro della contestazione, ma a ben vedere comprende anche tutti i riflussi successivi e ogni ritorno di fiamma prossimo e odierno deve in qualche modo essere ratificato sulla strada. E poi la strada è anche l’ultima spiaggia dei disperati, di ogni epoca e latitudine, è luogo del malaffare oltre che del conflitto sociale. Le indagini sociali e antropologiche sul lavoro, sulla città e sull’umanità varia che l’abita, sono una parte consistente dello sterminato lavoro di Uliano Lucas, fotografo e insieme storico e teorico della fotografia; l’indagine sul cambiamento di orizzonti e di sguardi negli anni della ribellione è facilmente riconducibile alla straordinaria alchimia che amalgama poesia e impegno civile delle foto di Tano D’Amico; il corpo a corpo di Letizia Battaglia con il mostro della Mafia, nella stagione dei morti ammazzati, dell’escalation della violenza ma anche della risposta indignata, dell’orgoglio antimafia, di chi sa rimanere impermeabile al Male. Questi tre fotografi hanno lavorato tenendo sempre come stella polare la fiducia in nuovo umanesimo, che riportasse al centro i valori di convivenza pacifica, di un’armonia da ricercare continuamente e che non può riguardare soltanto le forme dei loro capolavori chiamati “fotografie”. Perché se c’è lotta nell’amore (le contraddizioni del reale, le fratture della storia e i continui cortocircuiti dei significati) è anche vero che l’amore è in tutte le lotte vere, quelle che valga davvero la pena affrontare. E da sempre chi prefigura un mondo migliore scopre abbastanza in fretta che non si può prescindere né dal pane, né dalle rose, ovvero dalla lotta e dall’amore.



L’allestimento sarà visitabile per tre mesi (da luglio a metà ottobre 2019) e sarà supportato da varie iniziative: incontri, film, workshop, un convegno, con la presenza dei tre grandi autori distribuiti durante i tre mesi e di alcuni importanti esponenti del mondo della fotografia, ad esempio è previsto il ritorno del giornalista di «Repubblica» Michele Smargiassi, che è anche l’autore del testo introduttivo al catalogo della mostra, curato da Archivi della Resistenza e pubblicato da ETS di Pisa ( http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846756169).



L’Orario di apertura della mostra è il seguente: nei mesi di luglio e agosto, da martedì a domenica 10-12:30 e 15-23; invece a settembre e a ottobre sarà aperta solo il sabato e la domenica 10-12:30 e 15-19. Il biglietto d'ingresso intero costa 7,00 e quello ridotto 5,00. Per informazioni e contatti chiamare 0187.693832 - 0187.693837 oppure scrivere a turismo@comune.castelnuovomagra.sp.it







Dal quarto di copertina del catalogo



La strada, la lotta e l’amore raccontati da tre straordinari maestri della fotografia italiana: Letizia Battaglia, Tano D’Amico e Uliano Lucas. Un dialogo attraverso sessanta foto – da quelle più celebri a quelle meno conosciute – e tre interviste realizzate per l’occasione.



Non c’è lotta senza amore, in fotografia – e nella realtà. Ma amore e lotta hanno un solo posto dove incontrarsi, ed è la strada. Le strade, in una città, non le fanno gli urbanisti o gli ingegneri civili. Le fa chi le usa. Le città vivono di conflitti, e la strada è il luogo principe del conflitto urbano, che è poi una lunga, sotterranea, lenta battaglia fra spazi e corpi. Il punto debole delle tirannidi contemporanee, conclamate o dolci, spudorate o seducenti, è che gli abitanti delle città usano gli spazi urbani in modi imprevisti, non graditi, spesso non autorizzati, insubordinati. È solo lì, sulla strada, che il fotografo può cogliere la storia che passa fra quei due poli della lotta e dell’amore – qualcuno disse «il sogno di una cosa». Michele Smargiassi



Letizia Battaglia, nata a Palermo nel 1935, è una fotoreporter che gode di numerosi riconoscimenti internazionali: è stata la prima donna europea a ricevere il Premio Eugene Smith. Le sue foto più famose sono quelle scattate per il giornale «L’Ora» di Palermo, con le quali ha documentato e denunciato le guerre di mafia degli anni Settanta e Ottanta. Le sue immagini riguardano però un più ampio ventaglio di temi, inerenti la vita siciliana e palermitana: le tradizioni, la vita quotidiana, le feste e i lutti, i volti del potere e gli sguardi pieni di speranza dei bambini e delle donne, in una città dalle mille contraddizioni.



Tano D’Amico, nato nell’isola di Filicudi nel 1942, si trasferisce e studia a Milano e diventa romano d’adozione. È giornalista professionista, fotoreporter e ha partecipato alla fondazione del giornale «Lotta Continua». Dagli anni Sessanta non ha mai smesso di raccontare le manifestazioni di piazza. Ha realizzato reportage su carceri, manicomio, conflitti internazionali (Irlanda, Palestina, la Spagna franchista, il Portogallo della rivoluzione dei garofani, Somalia e Bosnia), migranti e rom. Da sempre ha una particolare attenzione verso le minoranze etniche e politiche, ad esempio, il movimento femminista.



Uliano Lucas, nato a Milano nel 1942, è un freelancer che ha documentato cinquant’anni di mutamenti sociali, politici e culturali. Ha realizzato reportage sulla contestazione studentesca; sull’Africa, seguendo la decolonizzazione e le guerre di liberazione; sulla vita degli emigranti in Europa, sulla guerra in Occidente (Sarajevo), sul mondo del lavoro, sui cambiamenti nel costume e nel tessuto territoriale e sociale. Ha affiancato all’attività di reporter quella di studioso del sistema dell’informazione, nel 2015 ha scritto, con Tatiana Agliani, una storia del fotogiornalismo italiano.

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